domenica 22 marzo 2009

COME NON PRESENTARE UN ROMANZO

Qualche giorno fa in una grande libreria di Firenze ho assistito alla presentazione del nuovo romanzo di una scrittrice piuttosto nota e, credo, amata.
La presentatrice ha commesso una serie di errori a catena.
Ha presentato il libro leggendo una lungagnata di critica che immagino avesse scritto per qualche rivista.
Poi, accortosi di aver preso troppo tempo, ha chiesto all’autrice di raccontare la trama.
Horribilis! Trattandosi di un romanzo la cui componente è anche il mistero la richiesta mi è sembrata una sciocchezza da dilettanti allo sbaraglio. Del resto, anche se fosse stato un altro tipo di romanzo, il discorso valeva sempre. La letteratura è anche immaginazione di un mondo parallelo a quello reale, sia per chi scrive che per chi legge.
Allora perché privare il lettore della fascinazione della lettura?
Come dice Camilleri, la sintesi delle trame sono frutto della scelta di chi recensisce che sceglie cosa raccontare, quindi è una sintesi soggettiva. Soggettiva per soggettiva, lasciateci la nostra meraviglia!
Per la fortuna dei presenti l’autrice non si è prestata al gioco e ha parlato di argomenti di interesse sicuramente generale e collaterali al contenuto del libro.
E’ seguita un’altra concione di analisi del testo letterario con annessa confutazione dei giudizi espressi da una giornalista in una recensione. Sembrava una diatriba fra addetti ai lavori di cui uno, ahimè, era assente.
Ancora una volta l’esperienza dell’autrice ha riportato il discorso su argomenti più generali e di sicuro interesse.
Mi è venuto spontaneo fare alcune riflessioni sicuramente banali ma che evidentemente non sfiorano i presentatori doc.
Perché alcune persone (poche o tante non ha importanza) vanno alle presentazioni?
Una grandissima percentuale di pubblico è lì perché vuol vedere l’autore, fare domande, se possibile avvicinarlo. Raramente ci sono addetti ai lavori, i quali non avrebbero bisogno di analisi critiche del testo perché dovrebbero essere in grado di farle da soli.
Ovviamente non sto discutendo della utilità o meno, in assoluto, della critica letteraria. Dico soltanto che le presentazioni non sono l’occasione giusta.
E’ una grave mancanza di rispetto prendere il microfono e non lasciarlo più, rubando spazio all’interazione fra autore e pubblico. Il presentatore deve fare domande, possibilmente acute e dopo aver letto il libro (ci sono anche i casi di chi discetta dopo aver scaricato da internet una scheda e via!) e lasciare la parola all’autore.
Poco manca che dicano: "Sono qui. Sono amico dell’autore. Insieme abbiamo fatto… Guardate come sono bravo!"
Irritante, davvero.
In genere il pubblico non protesta. Ho sentito una voce di dissenso soltanto al festival della letteratura di Mantova, quando un lettore spazientito ha tacitato il logorroico presentatore, giornalista conosciuto.
Coraggio, lettori, facciamoci sentire!
Susanna Daniele

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