giovedì 31 marzo 2011

APPUNTAMENTI DEL MESE DI APRILE

Programmi TVL aprile
(trasmissione sabato ore 23,00 con replica domenica ore 18,00)

2 aprile Stelvio Mestrovich “Il mostro di Ebersdorf “
9 aprile Maurizio Gatti “Il Padiglione scarlatto di Robert van Gulik “
16 aprile Lucia Bruni “Pontormo e l'acqua odorosa”
23 aprile Jacqueline Monica Magi “Nemesi”
30 aprile Alfredo Colitto “Il libro dell'Angelo”

PRESENTAZIONI IN LIBRERIA
1 aprile Melbookstore Firenze ore 18
Lucia Bruni e Giuseppe Previti presentano “La luna negli occhi” di Sandro Ori

3 aprile San Mommè (PT) h 17 (Ristorante Arcobaleno)
Giuseppe Previti presenta il racconto "Delitto sui binari al tempo del Granduca" di Laura Vignali

9 aprile Lucca, Libreria Luccalibri ore 17
Cristina Bianchi, Beppe Calabretta e Rossana Giorgi Consorti presentano "Letti per voi" di Giuseppe Previti

15 aprile Biblioteca Comunale Eden di Casalguidi(PT) ore 21
"Letti per voi" a confronto recensore e recensiti

27 aprile Melbookstore Firenze ore 18
Giuseppe Previti e Mario Spezi presentano "L'emozione delle stagioni" di Igino Canestri.

INCONTRI SUL RISORGIMENTO
5 aprile Libreria Edison Pistoia (Via Orafi) ore 21
Per il ciclo di incontri sul "Giallo all'Italiana" Giuseppe Previti parlerà della parabola del giallo in Italia tra gli anni Quaranta e Sessanta.

15 aprile Biblioteca San Giorgio di Pistoia, ore 17
Scrittori a confronto sul tema del Risorgimento. Conversazione a cura di Giuseppe Previti
Interventi di Susanna Daniele, Laura Vignali e Mirko Garzella.

22 aprile Biblioteca San Giorgio Pistoia, ore 17
Conversazione a cura di Giuseppe Previti e Susanna Daniele
su “Scrittori e romanzi a confronto sul tema del Risorgimento, Giancarlo De Cataldo e Massimo Pietroselli". Enrico Solito, autore del romanzo “All’ombra del pino” ambientato durante la repubblica romana, sarà presente in sala.

martedì 22 marzo 2011

APOCRIFI di Luca Martinelli (parte II)



Insomma, di motivi per scrivere un apocrifo ce ne sono davvero tanti.

Ma cosa significa scrivere un apocrifo?

Prima di tutto, significa avere una profonda conoscenza del Canone. Perché è lì, in quelle avventure che tutti abbiamo letto, nelle contraddizioni, nelle allusioni e nelle nascoste indicazioni che contiene, che lo scrittore di apocrifi deve trovare l’indizio sul quale costruire la sua storia.

In secondo luogo, significa conoscere il periodo storico nel quale Holmes si muoveva. È necessario sapere come era Londra sul finire del XIX secolo, come funzionavano i mezzi di trasporto, quali erano le notizie più importanti che apparivano sui giornali, come funzionava la società Vittoriana e quali erano le idee e i preconcetti che l’animavano; e allo stesso tempo è anche necessario sapere cosa succedeva in quegli anni in Europa e nel mondo, la geografia politica di quel momento, perché è bene ricordare che l’Inghilterra era allora l’impero più vasto del pianeta e che a Londra già viveva un coacervo di razze che noi abbiamo conosciuto direttamente solo un secolo più tardi.

In terzo luogo, significa riprodurre la scrittura e lo stile che contraddistinguono i romanzi e i racconti del Canone.

È un’esagerazione? È una pretesa da maniaci, questo ferreo sistema di indicazioni ai potenziali scrittori di apocrifi?

C’è chi in effetti storce il naso di fronte a questo sistema di regole. E ovviamente c’è chi, affrontando la scrittura della sua storia, non le ha rispettate in passato e non le rispetta oggi.
Eppure il non farlo contraddice quanto Conan Doyle, interpretando il pensiero di Watson, scrisse nelle sue memorie: per raccontare le mie storie mi affaccio alla finestra della mia casa e osservo la vita che scorre nella strada. Se così è, come non potremmo – e non dovremmo – farlo noi? E per noi che viviamo più di un secolo dopo Holmes e Watson, cosa significa affacciarsi alla finestra e osservare la vita che scorre nella strada se non seguire le regole alle quali ho accennato prima?

E per andare verso la fine, come ho accennato all’inizio, vorrei segnalarvi qualche apocrifo, sebbene sia un esercizio velleitario. La produzione mondiale è sterminata. Solo in Italia, tra apocrifi italiani e apocrifi stranieri tradotti in italiano, nel 1999 se ne contavano, per difetto, oltre 250.


È simpatico notare che grazie alla fervida immaginazione degli autori, non solo ritroviamo l’eroe di Baker Street impegnato in avventure di matrice canonica classica, ma lo vediamo interagire anche con personaggi reali o fittizi vissuti nell’Europa dell’epoca vittoriana. Non sempre si tratta di testi rispettosi dell’ortodossia di cui vi ho parlato, ma sono comunque rappresentativi del fenomeno degli apocrifa.

Ecco quindi che Sherlock Holmes incontra Einstein (“Sherlock Holmes e Einstein”, di Alexis Lecaye), Dracula (“Sherlock Holmes contro Dracula” di Loren D. Estleman), Arsenio Lupin (“Herlock Sholmes arriva trioppo tardi” e “Arsenio Lupin contro Herlock Sholmes”, di Maurice Leblanc), Freud (“Soluzione sette per cento” di Nicholas Meyer), Guglielmo Marconi (“Sherlock Holmes e l’orrore di Cornovaglia”, di Enrico Solito).

Oppure c’è lo Sherlock Holmes che affronta i grandi misteri o le grandi angosce dell’epoca: il naufragio del Titanic, ad esempio (“Sherlock Holmes e la tragedia del Titanic”, di William Seil), oppure il tentativo di dare un volto a Jack lo squartatore (“Uno studio in nero” di Ellery Queen).

Ma il gioco non si ferma qui. Mark Twain porta Holmes nel selvaggio Far West (“Doppi e doppiette. Come Sherlock Holmes fece una brutta figura nel west”), Isaac Asimov ha curato un’antologia di racconti dal titolo “Sherlock Holmes nel tempo e nello spazio”, Jo Soraes lo porta in Brasil (“Un samba per Sherlock Holmes”) e, Norbu Jamyang ci racconta le avventure tibetane di Holmes (“Il mandala di Sherlock Holmes”).

Ma il tempo è tiranno e mi limiterò ad un’altra citazione soltanto. E lo faccio perché è una citazione che dimostra come si possa scrivere un apocrifo “canonico” senza mai citare Sherlock Holmes e il dottor Watson. Si tratta de “Il nome della rosa” di Umberto Eco che rispetta le caratteristiche dei personaggi, il metodo d’indagine, il climax.

Tutto questo, rimanendo nel solo regno dei libri, e cioè tralasciando l’altrettanto vasta produzione apocrifa del cinema, del teatro, del fumetto.

Ora, se la lettura del Canone vi appassionerà (o vi ha già appassionato), se vi renderà schiavi (o schiavi già lo siete) delle avventure di Holmes e Watson tanto da voler leggere anche gli apocrifi, avrete un bel daffare:vi troverete di fronte ad un numero di titoli impressionante e vi mancherà il tempo per poterne leggere almeno una cospicua parte.

Ma di una cosa potrete stare certi: la compagnia di Holmes saprà ripagarvi di questi piccoli e banali affanni.
(fine)
l'immagine è tratta dal sito fantaclasse.wordpress.com

domenica 20 marzo 2011

APOCRIFI DI LUCA MARTINELLI


Un gioco dentro il Grande Gioco:
l’arte di scrivere apocrifi, la voglia di leggere apocrifi

di Luca Martinelli



Ormai è chiaro. È stato detto e ripetuto: Sherlock Holmes è realmente esistito e Conan Doyle è semplicemente il nome dell’agente letterario del dottor Watson, che per ragioni di riservatezza e opportunità non poteva firmare con il suo vero nome i resoconti delle avventure del detective.

È questo il Grande Gioco che accomuna e affratella migliaia di sherlockiani in tutto il mondo. E se giocare il Grande Gioco è – come molti affermano – “una cosa deliziosamente inutile ma estremamente divertente”, si potrebbe dire che l’arte dell’apocrifio è una cosa deliziosamente divertente ma terribilmente seria.

Lo dico, prima ancora di dare uno sguardo alla sterminata produzione di avventure non classificate nel Canone, che è il corpus che raccoglie i 4 romanzi e i 56 racconti firmati da Conan Doyle, per mera esperienza personale. Ho avuto l’insana idea di volermi cimentare nella scrittura di apocrifi. Dico insana, perché non avrei mai immaginato che un divertissement richiedesse tanto rigore letterario e storico e un’applicazione quasi certosina. Comunque, ho avuto l’ardire di farlo e come avrebbe detto Holmes di fronte alla traccia appena individuata: “The game is afoot” (Il gioco è cominciato).

E dunque giochiamo.

Dovendo parlare di apocrifi, l’aspetto sorprendete è che ci troviamo a misurarci con un argomento vecchio quasi al pari del personaggio che lo ha originato.
Già nel 1893, mentre sullo Strand Magazine apparivano i racconti poi raccolti in volume col titolo “Le memorie di Sherlock Holmes”, la rivista satirica “Punch” proponeva al pubblico le avventure di Picklock Holes (otto racconti, in forma di parodia, firmati da Cunnin Toil, pseudonimo dietro il quale si celava lo stesso direttore del “Punch”, Rudolf Chambers Lehmann).

Era parodia, è vero. Ma la parodia e la satira, come ben sappiamo, esistono solo in virtù dell’esistere di personaggi o vicende capaci di colpire l’immaginario collettivo.


Ma il fenomeno non si fermò alla parodia, tanto che nei primi dieci anni del Novecento molti autori, fra i quali penne del calibro di Mark Twain e Maurice Leblanc, si cimentarono con la figura di Sherlock Holmes.

Se negli anni in cui era vivo l’autore (Doyle morì nel 1930) si poteva pensare ad un fenomeno legato al successo di mercato di Sherlock Holmes, dopo gli sconvolgimenti della grande guerra, col fiorire di nuove letterature e nuovi eroi del genere giallo, si potrebbe immaginare che gli emuli della penna di Doyle non avessero più ragione di essere. E invece…

Invece, la produzione di apocrifi sherlockiani è continuata, senza mai arrestarsi.

E allora, vediamo di capire come mai esista e persista il fenomeno degli apocrifi.

La risposta è banale: si sono scritti e si scrivono apocrifi per perpetuare il personaggio di Sherlock Holmes, per appagare la nostra voglia di nuove avventure (o di conoscere le avventure mai narrate, perché solo accennate per titoli dai resoconti di Watson), e per rivivere costantemente il modo geniale e affascinante con cui Holmes smaschera il colpevole. Insomma, gli apocrifi ci offrono la possibilità di vivere o rivivere le avventure del nostro eroe senza mai volgere lo sguardo al suo tramonto.

Ma perché c’è bisogno di inventarsi nuove storie di Holmes?

In questo caso la risposta è più complessa e gran parte di essa sta nella relazione di Enrico.
È il personaggio Sherlock Holmes che ci fa sentire il bisogno di averlo continuamente accanto a noi. Perché è uomo del suo tempo, con pregi e difetti così profondamente umani da renderlo in realtà personaggio di ogni tempo; perché vuole ottenere il rispetto della legge e della giustizia senza essere un poliziotto o un giudice – “In ogni caso – dice una volta a Watson – il mio dovere è quello di qualsiasi cittadino: far rispettare la legge - ; perché, contrariamente a quanto si afferma per ogni dove, Holmes non è infallibile e ha il coraggio di riconoscere i suoi errori…

Insomma, Holmes assomiglia alla parte migliore di noi, e ha cedimenti che assomigliano molto alle cadute cui tutti noi andiamo soggetti, ma in più ha un acume sopra la media; e tutto questo ci fa immedesimare in lui e ci fa desiderare di essere come lui e, in questo rapporto di appagamento, trovarcelo compagno di nuove avventure è la molla che ha spinto molti a scrivere apocrifi e tanti lettori ad attendere l’uscita di nuovi apocrifi.

C’è chi sostiene, come il nostro past president Gianluca Salvatori, che la molla di questo gioco sia invece il dottor Watson, l’uomo tutto sommato mediocre che ha la fortuna di vivere accanto ad Holmes, di essere testimone delle sue geniali indagini. Senza dubbio anche in questa affermazione c’è del vero. Siamo tutti un po’ uomini mediocri. Siamo tutti un po’ dei dottor Watson che vogliono continuare a beneficiare dell’amicizia di Holmes e a condividere con lui entusiasmanti avventure…

1. segue

sabato 19 marzo 2011

AGGIORNAMENTO AL PROGRAMMA DI TVL E DEI GIOVEDI DEL GIALLO IN BIBLIOTECA


sabato 26 ore 23,00 (in replica domenica 27 alle ore 18,00)
sarà presente Gianni Somigli con “È già sera”, romanzo-inchiesta sulla strage di Via dei Georgofili a Firenze


Lo stesso autore incontrerà il pubblico giovedi 24 marzo alle 17 nell’auditorium della biblioteca San Giorgio di Pistoia.
Condurrà la serata Giuseppe Previti

Breve scheda sull'opera

La mafia con i suoi lunghi tentacoli ha raggiunto anche la Toscana? È questa la domanda a cui il giornalista toscano prova a dare una risposta facendo parlare i protagonisti del suo romanzo. Attraverso un’attenta raccolta di testimonianze ed interviste a magistrati come Piero Luigi Vigna, e soprattutto ai familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, l’autore dà voce ai veri protagonisti di un evento che rappresenta un vero e proprio buco nero della storia di Firenze e d’Italia. Tra le pagine del romanzo-inchiesta, Dario, giovane protagonista di una tormentata storia d’amore, affronta con passione tematiche sociali e politiche che lo porteranno in un viaggio che attraversa la storia più cruda degli anni ’90, fatta di silenzi, violenze, soprusi.

mercoledì 16 marzo 2011

INCONTRO ALLA BIBLIOTECA EDEN DI CASALGUIDI

Comune di Serravalle Pistoiese – Biblioteca Comunale
Amici del Giallo di Pistoia - Serravalle Noir

Biblioteca Eden
Piazza Vittorio Veneto, Casalguidi
Ore 21,00

Disquisizioni e presentazioni in tema di giallo e noir (ma non solo)



VENERDÌ 18 MARZO 2011
Dal giallo comico allo spettacolo teatrale

Reading a cura di Luigina Calistri e Antonio Menicacci


ANTOLOGIA DI GIALLI COMICI “RISO NERO” (Delos Editore)

Testo teatrale “I SAGGI POSSEDERANNO LA GLORIA” di Susanna Daniele
Testo teatrale “OLIVE ASSASSINE” di Laura Vignali

Presenti le autrici

Intervengono Giuseppe Previti e Cristina Bianchi

lunedì 14 marzo 2011

NOTTE TRICOLORE ALLA BIBLIOTECA SAN GIORGIO DI PISTOIA

150 ANNI DELL'UNITA' D'ITALIA

MERCOLEDI 16 MARZO 2011
BIBLIOTECA SAN GIORGIO
SALA MANZINI (I piano)

Ore 21,00
W L’ITALIA!
con Giuseppe Previti e Cristina Bianchi

Ore 21,15
Reading del racconto inedito di Susanna Daniele
QUANDO LA BELLA MIA M'HA SALUTATO
con Luigina Calistri

Ore 21,45
Giuseppe Previti ci parla di
PELLEGRINO ARTUSI:
IL GRANDE UNIFICATORE DEL RICETTARIO CULINARIO NAZIONALE

Il re della cucina nella Toscana del Granduca

Ore 22,15
Stefano Fiori ci presenta un’indagine di Roberto Federighi tratta dal suo libro “Delitto + delitto” (Marco Del Bucchia Editore), ovvero
QUELLA VOLTA CHE NAPOLEONE PASSÒ DA PISTOIA

Ore 22,45
Giuseppe Previti presenta l’ultimo libro di Marco Malvaldi “Odore di chiuso” con protagonista
PELLEGRINO ARTUSI:
LO SHERLOCK HOLMES DEL RISORGIMENTO


Ore 23,15
Reading del racconto di Laura Vignali
IL SOSPETTO
con Luigina Calistri

Ore 23,45
QUIZ GIALLO RISORGIMENTALE
a cura di Luca Bonistalli, Libreria Fahrenheit 451, Pistoia

Contributi di
Federica Casseri, Diana Gavioli, Vitale Mundula, Paolo Ramboni, Enrico Tozzi

giovedì 10 marzo 2011

I FALSI NELL'ARTE (PARTE II) DI FRANCESCO SCAFFEI




Con quello scandalo, si procura molti nemici. Ma Jeanne Modigliani, figlia del pittore, da Parigi conferma e si schiera a fianco di Pepi. Si schiera con Pepi anche pochi giorni dopo (24 luglio), quando saltano fuori dai fossi le famose teste scolpite, si saprà poi col trapano.
Mentre per sovrintendenti locali e soloni vari sono capolavori, per quel bastian contrario del "commercialista di Crestina", come lo citano in alcune cronache, si tratta di falsi clamorosi. E Jeanne Modigliani e' ancora con lui, dove in un' intervista alla tv non nasconde il suo scetticismo. Quindi il 26 luglio scrive a Pepi quella che e' forse la sua ultima lettera, dove gli esprime "gratitudine per le sue iniziative" e preannuncia una visita a Livorno, allo scopo di ridefinire la linea degli "Archivi Legali" contro i brogli. Però passano poche ore e la figlia del pittore, il 27 luglio viene trovata morta in fondo alle scale di casa.
Allora Pepi disse : Coincidenze? "Ho pensato subito che l'avessero ammazzata. Era una testimone scomoda, troppo pericolosa per certi affari", poco convinto com'è dell'inchiesta parigina, secondo cui la signora Jeanne, 65 anni, si sarebbe fratturata il cranio ruzzolando accidentalmente da una rampa di scale. Fors'anche nel nome di quella donna, la sua battaglia privata per l' arte pulita diventa una sorta di sfida. Oggi e' il solo che ha l' ardire di pronunciarsi (dopo la beffa dei fossi) sull' autenticità delle tre teste venute alla luce insieme col baule di Modi : "Hanno un' anima".
In seguito non sono pochi i suoi "atti temerari":
Nel 1986 alla Mostra del Donatello per Firenze Capitale della Cultura, accusa:
"Hanno attribuito al maestro del ' 400 cose incredibili, tipo la Madonna delle Murate, che e' soltanto una copia di fine ' 800". Gli danno del pazzo, ma arriva il direttore del Metropolitan Museum di New York a dichiarare che quel Donatello e' del primo ' 900.
A Viterbo (estate ' 91) saltano fuori ben "79 disegni giovanili di Modigliani", esposti in gran pompa con l' avallo di Osvaldo Patani, considerato tra i maggiori esperti del pittore. Pepi insorge e fornisce la prova del bluff. Arrivano i carabinieri, sequestrano la mostra e una perizia stabilisce che la carta dei disegni e' posteriore alla morte del pittore.
E nel maggio scorso a Napoli, alla mostra di Jusepe de Ribera, Seicento spagnolo, Pepi resta di sale davanti a "un pataccone grande come una porta, poi a un altro e a un altro". Coro di proteste, ma finisce che la mostra riparte per Madrid senza le tele contestate, comprese due appena acquistate dalla proprietaria di un famoso shampoo per la cifra di una dozzina di miliardi, ridotta di due zeri. La coerenza costa anche a lui: dimissioni da direttore del Centro studi Modigliani; chiusura della casa natale. Lo consolano le poche righe che gli ha scritto di recente Antonio Di Pietro: "Buon lavoro e buona pulizia". Camillo Arcuri

Un altro dei casi che tratteremo, con il quale si entra ancor più nel Giallo, riguarda Eric Hebborn, un falsario inglese, che dopo trent'anni di "onorata carriera" all'ombra dell'arte, decise di venire allo scoperto con un libro autobiografico:
(“IL MANUALE DEL FALSARIO” E “TROPPO BELLO PER ESSERE VERO”)
Dove si dichiarava autore di un migliaio fra dipinti, bronzi, disegni antichi, figuranti come opere di grandi artisti, al momento nei più famosi musei del mondo o nelle raccolte private più conosciute. Un'attività degna di un grande maestro, se riuscì a falsificare e a spacciare come autentici quadri di Mantegna, Bruegel, Rubens, Watteau, Corot, Piranesi, Tiepolo. Gli stessi mercanti che piazzavano le sue opere e gli commissionavano nuovi lavori, gli procuravano le tele antiche e la vecchia carta da ridisegnare e gli esperti cadevano nel suo tranello. Dopo l’uscita del libro, Ottobre 1995, fioccarono proteste, critiche e querele da molti degli addetti ai lavori.
PERO’, ECCO IL GIALLO, Hebborn fu trovato morto il 10 gennaio 1996 in una stradina di accesso a Piazza Navona, a Roma, in circostanze rimaste nebulose.

ALTRA VICENDA VERA IN ODOR DI GIALLO :
TITOLO : Ritrovato un Renoir rubato, grazie a Vittorio Sgarbi.
FATTO : Il “Nudo di donna” di Pierre Auguste Renoir rubato nel 1975, è stato ritrovato dai Carabinieri grazie ad una segnalazione di Vittorio Sgarbi. La denuncia del noto critico d’arte, permette ai Carabinieri di recuperare una tela del grande impressionista scomparsa nel 1975 e un falso Manet, valutati complessivamente alcuni milioni di euro. Una vicenda emblematica delle attività criminali che sempre più inquinano il mercato dell’arte.

FINALE : Il quadro di Renoir torna al legittimo proprietario, mentre l’opera attribuita a Edouard Manet, riconosciuta come falso, sarà valutata per deciderne il destino o la distruzione, o l’esposizione nel Museo del Falso di Salerno.
Il dato più importante che emerge dalla vicenda, resta però il dilagare delle truffe legate al mondo dell’arte. Un fenomeno che vede le opere, vere o più spesso false, usate come merce di scambio per le partite di droga al posto dei contanti, come hanno spiegato gli inquirenti di quest’ultimo caso risolto.

Un altro grande Cacciatore di Falsi è stato Federico Zeri. Grande storico dell'arte, ha insegnato in Europa e negli Stati Uniti (Harvard e Columbia University), ed è stato consulente di molti importanti musei (ad esempio il Paul Getty Museum di Malibu). Nell'aprile del 1997 è stato ammesso all'Academie des Beaux-Arts di Parigi: uno dei 15 membri stranieri e l'unico italiano, proprio un anno prima di morire. Aveva un fiuto eccezionale per l'arte: ha scoperto molte opere false, provocando in alcuni casi un vero terremoto tra "gli addetti ai lavori".
Anche Orson Welles nel film F come falso - Verità e menzogne, interpretato dallo stesso Orson Welles, affronta il tema dei Falsi d’Arte.
Si tratta di una lunga riflessione, tramite aneddoti, ricordi autobiografici e alcune interviste a noti falsari, sul rapporto che esiste tra la verità e l'arte. Interrogandosi su cosa sia la verità nell'arte e nella vita, Welles pone una serie di interrogativi e riflessioni anche sull'estetica e sul valore dei critici d'arte (spesso messi alla berlina nel film), che molte volte incensano e fanno aumentare il valore economico di quadri falsi scambiandoli per veri. Orson Welles narra direttamente allo spettatore diverse storie riguardanti quadri falsi e veri, di falsari di professione e critici d'arte che scambiano i quadri dei falsari per veri. Tra questi Elmyr de Hory, che falsificava celebri quadri; Clifford Irving che falsificava biografie; il miliardario Howard Hughes e il pittore Pablo Ricasso.
Quindi è legittimo chiedersi, allora, se i falsi realizzati da "artisti devianti" o falsari di genio come Alceo Dossena o Eric Hebborn sono stati tutti individuati o sono ancora ammirati come autentici capolavori, nelle più sontuose sale di splendidi musei?
Dunque il Falso è sempre esistito nel Mondo dell’Arte, ma oggi nel settore Contemporaneo ha raggiunto dimensioni enormi, perché dal 1970 al 2008 sono stati sequestrati 262.373 falsi, di cui 38.803 solo negli ultimi tre anni. Perché molti acquirenti, per una somma di elementi vengono meno a decisive cautele, forse alla ricerca del grande affare. Per cui capita di acquistare un presunto Michelangelo per 5 milioni di euro, quando un’opera di genio rinascimentale come minimo supera i 40 milioni.

Come la Truffa da 7 milioni di euro, scoperta dai Carabinieri in Agosto 2010.
Si trattava di oltre 500 opere false dei maggiori artisti contemporanei, per un valore di circa sette milioni di euro e sono state sequestrate nel corso di un blitz compiuto in tutta Italia dai carabinieri del comando Tutela patrimonio culturale: gli investigatori, coordinati tra tre procure, hanno recuperato i quadri in casa di privati che li avevano acquistati, in buona fede, sul web. Dodici le persone denunciate.
I carabinieri hanno accertato che i collezionisti, convinti di fare «un buon affare», avevano acquistato on-line dipinti, disegni, grafiche e cromolitografie dei più importanti artisti moderni e contemporanei. Tra gli altri, Matisse, Magritte, Prampolini, Burri, Fontana, De Chirico, Guttuso, Sironi, Rotella, Migneco, Capogrossi, Gentilini e Boccioni. Tra le opere poste sotto sequestro pure due dipinti antichi: un "San Giovannino", falsamente attribuito a Guido Reni, posto in vendita a 300.000 euro, e un’opera di Teofilo Patini, commercializzata a 600.000 euro e proveniente da un furto in un’abitazione. I falsi, riprodotti secondo le tecniche e gli stili dei differenti autori, sono stati giudicati dagli esperti di «buona qualità».
Però, come ha detto in un Convegno nel 2008, Il Presidente dell’Associazione Antiquari Giovanni Pratesi, che anche rispettando tutte le regole d’oro non sempre si evitano rischi. Aggiungendo, che non sono risolutive neanche le tecnologie, sebbene abbiano contribuito a stabilire incerte autografie. Quindi per me '' l’occhio è la cosa più importante, perché un falso è sempre palese “. Inoltre, visitando il Sito Internet del “Museo d’Arte e Scienza nella sezione Copie e Falsi nell’Antiquariato, si può leggere quanto segue : Nel corso dei secoli si è accumulata in tutto il mondo presso famiglie facoltose e musei, una quantità inimmaginabile di preziosi tesori artistici di valore commerciale e storico.artistico incalcolabile. Tuttavia generalmente si ritiene che più della metà delle opere non sia autentica.

Ora, pur ritenendo non esaustivo e completo l’excursus storico appena fatto sul Falso d’Arte, credo comunque di aver reso evidente, proprio citando fatti reali, che tra il Falso d’Arte e il Giallo vi sono più fili e intrecci che li collegano, tanto che la realtà a volte supera la finzione.
Fine

venerdì 4 marzo 2011

APPUNTAMENTI DEL MESE DI MARZO

TRASMISSIONI A TV LIBERA PISTOIA

sabato 5 ore 23,00 (in replica domenica 6 alle ore 18,00)
"Sotto ogni sasso c'è uno scorpione"
di Valentina Nizzi (Sassoscritto editore)

sabato 12 ore 23,00 (in replica domenica 13 alle ore 18,00)
"Odore di chiuso"
di Marco Malvaldi (Sellerio editore)

sabato 19 ore 23,00 (in replica domenica 20 alle ore 18,00)
"Nessuna pietà per i vinti"
di Daniele Pato (Frog editore)

sabato 26 ore 23,00 (in replica domenica 27 alle ore 18,00)
"L'ultima partita"
di Giulio Mola (Frilli editore)

PRESENTAZIONI IN LIBRERIE E BIBLIOTECHE

Giovedì 10
Biblioteca San Giorgio Pistoia ore 17,00appuntamento speciale per i Giovedì del Giallo
Giuseppe Previti incontra Marco Malvaldi
con "Odore di chiuso" (Sellerio editore)

Venerdì 11
Melbookstore Firenze ore 18,00
Graziano Braschi, Lucia Bruni e Sergio Calamandrei incontrano
Giuseppe Previti che presenta il suo libro "Letti per voi"

Venerdì 18
Biblioteca Comunale di Casalguidi ore 21,00
Giuseppe Previti e Cristina Bianchi presentano
"Dal giallo comico al testo teatrale"
con Susanna Daniele e Laura Vignali
Si parlerà dell’antologia di gialli comici “Riso Nero”, del giallo teatrale di Laura Vignali “Olive assassine” e del testo teatrale “Ai saggi la gloria” (i personaggi storici della biblioteca Forteguerriana si raccontano) di Susanna Daniele
Letture di Luigina Calistri

Giovedì 24
Biblioteca San Giorgio Pistoia ore 17,00
per i Giovedì del Giallo Giuseppe Previti
con Luciano Costantini e Fabio Mazzacane incontrano
Giulio Mola autore di "L'ultima partita"

giovedì 3 marzo 2011

FALSI D’ARTE NEL GIALLO

Prosegue la pubblicazione degli atti del convegno sul giallo tenutosi a Pistoia il 28,29 e 30 gennaio 2011
Approfotto per ringrazione il rappresentante dell'Arma dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio culturale di Firenze che è intervenuto al convegno illustrando l'attività del Nucleo.

La relazione che segue è a cura di Francesco Scaffei



la foto è tratta dal sito www.alaskadream.org/.../scultura.jpg

Perché il Falso d’arte nel Giallo, perché quasi sempre lo spaccio di opere d’arte falsificate, viene fatto da Bande Malavitose Organizzate, contrastate dalle Forze dell’Ordine che cercano di smascherarli. Dunque già in questo fatto di Guardie e Ladri, con il falsario, i mercanti, il compratore truffato, la Polizia e tutto ciò che può nascere da una truffa, compreso anche il morto, vi sono già tutti gli ingredienti per la trama di un giallo. Un grosso apporto allo smascheramento di questo Mercato, lo dà il Nucleo per la Tutela del Patrimonio Artistico dell’Arma dei Carabinieri, che insieme alla Galleria Nazionale di Arte Moderna, ha redatto un “Decalogo per Difendersi dai Falsi”, dove in 10 Regole si mette in allerta tutti coloro che si muovono in questo settore.
Ovviamente non ci sono solo i Falsi d’Arte, perché il mondo del Falso comprende: Falsificazione di Denaro, Alimentari, Medicinali, Documenti, Bilanci (caso Parmalat e Cirio), Monete e Francobolli, Falsi Grandi Marche e sicuramente altri che mi sfuggono. Come Falsi d’Arte non ci sono solo i dipinti, ma anche oggetti, vetri, avorio, ceramiche, tappeti e arazzi, ecc.

Ora per avere un’idea generale sulla storia del Falso d’Arte, possiamo seguire a grandi punti la relazione del Professor Salvatore Casillo, Direttore del Centro Studi sul Falso, tenuta in occasione della firma per la costituzione del Museo del Falso a Salerno.
La storia e la pratica della Falsificazione sono antichissime, difatti le prime descrizioni dei trucchi con i quali i falsari riuscivano a gabbare l’ingenuità dei compratori, risalgono a Plinio il Vecchio ( scrittore romano 23d.c. - 79 d.c.) e a Fedro ( favolista latino 20 a.c. – 50 d.c.). Quest’ultimo denunciò che alcuni artisti suoi contemporanei, per ottenere guadagni più alti, scolpivano marmo firmando con il nome di Prassitele (scultore greco 375-330 a.c.) e sull’argento cesellato quello di Mirone (scultore greco v sec. a.c.)
Questa era la situazione durante l’Impero Romano, mentre nel Medio Evo, cambiati mentalità e costume del popolo, i falsari si prodigarono con la diffusione di schegge della Vera Croce, Reliquie di Santi, Chiodi della Croce ecc. Queste oltre che per collezione servivano per Devozione e Indulgenza. Pensate che Federico di Sassonia ne aveva 5005 per indulgenza di anni 127.799 e Alberto di Brandeburgo ne aveva 8.993 per indulgenza di circa 1 milione di anni. Inoltre Calvino affermava, che al suo tempo, tante erano le Reliquie e Vera Croce che 300 uomini non l’avrebbero potuta abbracciare.

Verso la metà del IX secolo, emerse la figura del maggior falsario di reliquie, il Diacono Deusdona, il quale a più riprese portò in Germania numerosi corpi prelevati dal cimitero e fatti passare per quelli dei Martiri Romani.

Mentre nel Periodo Rinascimentale si diffuse l’interesse per le sculture e i dipinti Greci e Romani, si sviluppò anche la produzione dei Falsi, con confusione fra Falsi e Imitazioni, allora considerate in certo modo legittime.
“ Tanto che come racconta il Vasari, Michelangiolo realizzò un puttino e lo mise sotto terra per rivenderlo a Roma sul Mercato dell’Antico. Mentre il pittore Andrea del Sarto, su ordinazione, dipinse un Raffaello. “

Nella seconda metà del Cinquecento l’emergere di una borghesia ricca (mercanti e banchieri), quindi non più solo Nobili e Principi, moltiplicò la richiesta di beni artistici (oggetti preziosi, sculture e dipinti di grandi artisti). Quindi nacque una nuova figura “Il Mercante d’Arte” con i maggiori centri d’arte di Roma, Firenze, Venezia, Parigi, Londra, Basile, Norimberga.
Comunque la differenza tra Falsificatori e Imitatori rimase sempre dubbia :
Per esempio, come Annibale Carracci che si prese gioco di un suo “Altezzoso Protettore“ dipingendo alla maniera di Fra Sebastiano del Piombo o Luca Giordano, e che riuscì a vendere ad un collezionista, a cui non piaceva la sua pittura, suoi Falsi di Tiziano e Tintoretto e poi ne mortificò la competenza artistica esibendogli il suo nome sui telai.
Quando 1709, iniziarono gli scavi a Ercolano e nel 1748 quelli di Pompei, la domanda di reperti artistici (statue – terrecotte – bronzi – gioielli – ecc.) divenne febbre. Quindi oltre ai Tombaroli, che a volte trovavano oggetti di pregio, si affiancò una moltitudine di Falsari di oggetti di scavo.
Il Pittore Guerra, allievo di Solimena, fu attivissimo nel creare false Pitture Antiche, che vendette perfino a famosi Musei. Quando fu arrestato dall’Inviato del Re di Napoli, Ferdinando I di Borbone, con l’accusa di aver rubato opere dello scavo di Ercolano, a sua difesa, in carcere il Guerra riprodusse due dei dipinti contestati, per dimostrare che quanto vendeva era realmente falso e non rubato.

Se nell’Ottocento, vista la richiesta di opere d’arte Italiane (Reperti Etruschi e Romani, Dipinti dei Primitivi Italiani, alle Opere Rinascimentali fino a Paesaggisti Settecenteschi e Contemporanei), da compratori inglesi, tedeschi e statunitensi, i falsari si adeguarono per esaudire ogni genere di richiesta.
Il novecento, fu anche il secolo nel quale l’opera d’arte, oltre che per collezione divenne un bene in cui investire e speculare. Ma fu anche il secolo in cui furono messe a punto tecniche scientifiche e di analisi ( chimiche, spettografiche, radiografiche, microscopiche) finalizzate a ridurre il rischio di cadere negli inganni dei falsari. Inoltre, questo secolo si caratterizzò per le numerose scoperte e rivelazioni di falsi e falsari, che scossero il mercato artistico.
Un esempio illuminante fu quando dopo la Prima Guerra Mondiale apparvero a Parigi, provenienti dall’Italia, bellissime sculture antiche di stili e epoche differenti in marmo, terrecotte e lignee del Rinascimento, che conquistarono il mercato e raggiunsero cifre a sei zeri, per allora iperboliche. Queste splendide opere erano opera di un modesto Falsario assai dotato, Alceste Dossena di Roma. Però, quando Dossena dopo aver speso invano ogni suo avere, per una lunga malattia della moglie, chiese aiuto economico per il funerale, a due esosi mercanti che si erano arricchiti con i suoi lavori, questi glielo negarono. Allora Dossena per vendicarsi, si rivolse ad un noto avvocato al quale raccontò l’accaduto, portando come prove inconfutabili disegni e fotografie. Quindi denunciò la catena dei falsi, che si trovavano perfino in musei famosi. La sua confessione suscitò uno scandalo enorme e duraturo, che nemmeno la sua morte nel 1937 nella totale miseria, riuscì a estinguere.

Inoltre, il novecento avrebbe registrato altri rumorosi scandali nel secondo dopoguerra, a cominciare dalla storia delle 56 opere di Arturo Martini, la cui autenticità fu messa in discussione dal gallerista Ettore Gian Ferrari.
Oppure giungendo rapidamente al 1984, con il clamoroso caso delle quattro teste attribuite a Modigliani, rinvenute dragando il Fosso Reale di Livorno, nel quale si diceva che l’Artista le avesse gettate insoddisfatto del suo lavoro. Moltissimi critici e studiosi d’arte le attribuirono subito al pittore scultore Amedeo Modigliani, fin quando in una diretta tv, tre ragazzi livornesi che avevano ordito l’inganno, dimostrarono di essere gli autori delle opere.

Ecco che con il caso Modigliani si entra proprio nel giallo.
Perché nel 1992 il Corriere della Sera, nell’articolo di Camillo Arcuri, titolava :
Modigliani, un giallo senza fine “ La figlia dell’artista. Uccisa? “
Nel ruolo del detective si muove un personaggio insolito, un "provinciale" che per passione d' arte, sceglie di mettersi contro la multinazionale delle croste d' autore e di chi le avalla, cioe' critici di gran nome, spesso costretti a battere in ritirata di fronte alle sue sassate in piccionaia. Questo Don Chisciotte, che pero' non sbaglia colpo o quasi, si chiama Carlo Pepi, una cinquantina d' anni e una laurea in economia che usa come consulente di aziende. Ha una raccolta di 570 disegni del Fattori, forse la piu' completa esistente, e attraverso il maestro dei Macchiaioli giunge ad amare il discepolo Modigliani, quindi a difenderlo da chi "vorrebbe farne un' altra persona, un cialtrone qualsiasi".
La prima sortita di Carlo Pepi, come volontario antifalsari e' del 1984, centenario della nascita di Modi', che Livorno decide di celebrare con una gran mostra, dove disse :
"Mi accorsi che era piena di scemate. E lo dissi in un convegno che c' erano un sacco di falsi, a cominciare da un "ritratto di Picasso" non certo suo".

I parte

martedì 1 marzo 2011

ITALIA IN GIALLO ALLA EDISON DI PISTOIA

MARTEDI' 1 MARZO alle ore 21.15
presso i locali della libreria, in via degli Orafi 64

all'inaugurazione del ciclo di conferenze dal titolo

ITALIA IN GIALLO
Storia del poliziesco italiano (1850-1940)

1. La preistoria (1850-1940). Le origini del Giallo.
Da Emilio De Marchi ai veristi a Carolina Invernizio;
Francesco Mastriani, colui che scrisse il primo giallo

a cura di Giuseppe Previti, Presidente dell'Associazione Amici del Giallo

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